Indigeni

Per tabacco indigeno si intende ogni tipo di tabacco locale o nativo del luogo, difficilmente inquadrabile all’interno di una delle categorie classiche (Virginia, Burley, Kentucky ecc.), perché frutto di incroci e selezioni o perché appartenente a vecchie tipologie selezionate in passato e quasi scomparse o che hanno scarso valore commerciale e sono diffuse solo a livello locale. All’interno di questa categoria vanno inoltre inseriti anche tutti quei tabacchi che in passato hanno goduto di una certa fama e apprezzamento e che per varie ragioni sono oramai dimenticati, a volte proprio per lo scarso valore commerciale che ricoprono, ma che mantengono a livello locale una certa importanza (ad esempio il tabacco Varina del Venezuela). Volendo entrare più nel dettaglio, un classico tabacco indigeno è il Semois, che cresce solo in Belgio e che non è certo assimilabile a nessuna delle categorie classiche sopra esposte. In commercio un prodotto veramente eccellente e naturale al 100% è il Tabac Semois di Vincent Manil (si trova solo in Belgio), sia nella versione La Brumeuse (taglio grosso), sia nella versione Réserve du Patron (taglio medio). Un tipico tabacco indigeno americano è il tipo One-Sucker, coltivato nel Kentucky e nel Tennessee. È una varietà molto antica e pare sia parente del Burley e del Kentucky. Un altro tabacco indigeno è la Nicotiana Rustica Bundles che si trova in Argentina e che viene usata anche come tabacco da pipa. Sempre in Argentina un altro tabacco indigeno particolare è il tabacco Arandu. In Indonesia, un tipico tabacco indigeno è il Tambolaka Pipe Tobacco. Infine in India si coltivano molti tabacchi scuri indigeni curati ad aria di difficile classificazione (spesso parenti del Burley o di seme tropicale). Molti paesi coltivano tabacchi indigeni locali, nativi o frutto di incroci. Generalmente i tabacchi indigeni vengono impiegati nelle miscele nazional-popolari per pipa oppure come tabacchi da taglio per irrobustire o diluire i trinciati. Alcune varietà di tabacchi indigeni vengono impiegate nella fabbricazione di sigari sia per il ripieno che per le sottofasce. Nei paesi d’origine si utilizzano anche per il ripieno delle sigarette, per il tabacco da mastico e nella produzione di polveri da fiuto.  

E non possiamo non parlare dell’Italia, anch’essa ricca di tabacchi indigeni. Il Bright Italia, il Badischer Burley, il Badischer Geudertheimer, il Brasile Beneventano, il Nostrano del Brenta sono tutti tabacchi indigeni. Lo stesso tabacco Havanna che si coltiva in Italia non è, come molti potrebbero pensare, il famosissimo tabacco cubano, ma è un tabacco indigeno perché frutto di una selezione di una varietà di origine tedesca. Molti sono i tabacchi indigeni italiani abbandonati nel secondo dopoguerra: lo Spadone di Chiaravalle coltivato nelle Marche e prima in Toscana, il Moro di Cori coltivato nel territorio del Comune di Cori nel Lazio, il Cattaro di Lecce coltivato a Lecce e Otranto, lo Spagnuolo di Comiso coltivato nella provincia di Siracusa, il Secco di Sardegna coltivato nella provincia di Sassari, l’Erbasanta coltivato nel territorio di Cava dei Tirreni e in quello di Nocera a Salerno, il Brasile Leccese coltivato nel territorio del Comune di Nardò a Lecce, il Brasile Selvaggio coltivato nella provincia di Palermo.

Tabacco indigeno per eccellenza e fiore all’occhiello della nostra terra e del Veneto in particolare è il Nostrano del Brenta, prodotto in modo molto discontinuo nella Valle del Brenta e in provincia di Vicenza. Tabacco scuro curato ad aria e fermentato, adatto alla produzione di sigari, rappresenta il giusto equilibrio e l’ideale via di mezzo tra il “troppo duro” kentucky (toscano) e “l’eccessivamente raffinato” avana (molto più simile a quest’ultimo per la verità, da cui si ritiene derivi). Questo particolare tabacco è una pianta poco alta, resistente al vento, rustica e di buon gusto e aroma. In passato erano ben quattro le varietà coltivate: il Cuchetto; l’Avanetta dalla foglia piccola di ottima qualità; l’Avanone, meno pregiato rispetto all’Avanetta, ma di ottima combustibilità e dalle grandi rese; il Nostrano Gentile. Di antichissime origini, il Nostrano del Brenta è stato probabilmente il primo tabacco coltivato in Italia. Se non proprio il primo uno tra i primi. Sicuramente il primo tabacco da fumo coltivato nel Bel paese. Il Nostrano del Brenta può dunque fregiarsi di questa speciale primogenitura. Attualmente si trovano in commercio sigari di ottima fattura, realizzati interamente a mano dalle sigaraie della manifattura di Campese nei pressi di Bassano del Grappa. Il tabacco impiegato è 100% Nostrano del Brenta invecchiato almeno 3 anni. Le zone di coltivazione si trovano tutte in Veneto nelle province di Vicenza, Verona, Treviso, Padova e Venezia.   

Altro tabacco indigeno per eccellenza sono gli ibridi di Badischer Geudertheimer coltivati nel nostro paese, inizialmente in Veneto, ora principalmente in Campania, nelle province di Benevento e Avellino. Il Badischer Geudertheimer è un tabacco tedesco del Baden, originario dell’Alsazia, di tipo scuro, curato ad aria naturale in locali aperti, ma coperti, sottoposto a processi di fermentazione. Tabacco da sigaro, specialmente per la produzione del ripieno e delle sottofasce, può essere utilizzato anche nei trinciati per pipa o sigarette, ma in misura modica. Da ultimo un tipico tabacco indigeno del nostro territorio è il Badischer Burley, coltivato prevalentemente in Veneto e in misura minore in Lombardia (attualmente la produzione di questo tabacco si è ridotta drasticamente ed è quasi scomparsa). Il Badischer Burley è un tabacco chiaro, curato ad aria, non fermentato. È il risultato di un incrocio tra il Burley e il Badischer Geudertheimer. È un tabacco destinato all’impiego nelle miscele per sigarette chiare.   

Sul piano più strettamente commerciale ogni paese con tradizioni significative ha i suoi tabacchi indigeni da pipa. In Francia possiamo parlare di tabacco indigeno per tutti i Caporal (pacchetto grigio, blu, verde e rosso) che sono tabacchi “monotematici”, con forte prevalenza di tabacco Paraguay. In Svizzera possiamo parlare di tabacco indigeno per il Burrus (giallo e blu). In Italia possiamo parlare di tabacco indigeno per il trinciato Comune.